“In Puglia due agonisti su tre evadono l’obbligo della visita medico-sportiva”

BARI - La stagione sportiva sta terminando e, dati alla mano, torna puntuale l’allarme per una tara che caratterizza il settore in Puglia: l’elusione dell’obbligo della vista medico-sportiva.

A riaccendere i fari sulla questione è la Fmsi - Federazione Medico Sportiva Italiana. “E’ un problema ormai atavico – dichiara il suo presidente regionale, il medico Domenico Accettura – basta vedere i numeri: tra gli oltre 200mila agonisti pugliesi registriamo solo 70mila visite, in pratica due su tre evadono”.

Questo nonostante tre importanti considerazioni. “La prima: grazie all’attuale normativa regionale – spiega Accettura - parliamo di una visita totalmente gratuita almeno per i minorenni, che siano agonisti e non agonisti (per i maggiorenni è a pagamento ma a semplice costo ticket, almeno nei centri di Medicina dello Sport convenzionati con la Fmsi, come l’Istituto di Medicina dello Sport di Bari e delle province). La seconda: per gli agonisti la vista medico-sportiva è obbligatoria e due anni fa la Regione ha introdotto una sanzione di ben 5mila euro a carico della società sportiva del tesserato, più altri 5mila a carico della Federazione sportiva di appartenenza. Certo, c’è qualche Federazione più solerte, in primis la Federcalcio, ma purtroppo tante altre non lo sono”. E l’efficacia preventiva del controllo è dimostrata dalle statistiche: dall’entrata in vigore del decreto ministeriale dell’82 che obbliga gli agonisti alla visita, ad oggi le morti da sport di sono ridotte dell’89 per cento.

“Infine la terza: il fondamentale aspetto salutistico. Scomparse sia la visita di leva militare sia la medicina scolastica, oggi la vista medico-sportiva rappresenta l’unico baluardo generalizzato di screening e prevenzione in ambito giovanile. Non dimentichiamo, ad esempio, che la Puglia ha uno dei più alti tassi di obesità infantile: il 35% dei bambini è a rischio ponderale”.

Per non parlare poi dei semplici praticanti, ossia un pugliese su quattro (secondo l’ultimo rapporto Coni-Istat): un milione di persone di varia età che fanno attività motoria in modo continuativo o saltuario, di cui viene visitato a stento il 10 per cento. E periodicamente tragedie legate all’attività sportiva balzano purtroppo agli onori della cronaca. Senza fare tristi allarmismi, spiega il presidente Fmsi Puglia, il 70 per cento degli eventi fatali collegati allo sport amatoriale ha cause ben individuabili in un check medico-sportivo: sopra i 40 anni, sono di natura prevalentemente ischemica; al di sotto di quell’età, si tratta soprattutto di cardiomiopatie giovanili o genetiche. Un esempio: in un torneo di calcio mettiamo con cinque-sei squadre, su cento partecipanti statisticamente due hanno problemi cardiaci. Scendono in campo, e non lo sanno.

Insomma, l’approccio diventa culturale, di mentalità: fatica a passare il concetto per cui lo sport sotto controllo medico è un vantaggio per tutti: per chi lo pratica, per la sua famiglia, per le società sportive e le Federazioni, per la collettività. Il messaggio finale, conclude Accettura, resta univoco: “Farsi visitare. Non per il semplice certificato, ma per assicurarsi di poter praticare sport in modo sano e sicuro. In questo momento, tra l’altro, gli ambulatori di Medicina sportiva lavorano a basso regime: il che vuol dire anche tempi di attesa prossimi a zero”.

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