Canottaggio, CC Barion e Save The Children, un remo in spalla per Omar

BARI - Un remo che vale un ponte, tanto da congiungere sport e integrazione. E' quello imbracciato dal giovane Omar al Circolo Canotteri Barion, in un percorso educativo attivato dal Punto Luce di Bari di Save the Children Italia e condiviso dal circolo barese di molo San Nicola. Da alcune settimane gli allenamenti di canottaggio sono aperti anche a lui, minorenne sbarcato meno di un anno fa dal Nordafrica. “Da tempo – spiega il presidente Luigi Lobuono – il Barion ha scelto di aprirsi al territorio anche e soprattutto attraverso lo sport, cercando d'interpretare al meglio la vocazione all'accoglienza di Bari e della Puglia intera. Ed è così che abbiamo messo a disposizione la nostra struttura con grande entusiasmo e convinzione, confidando nella sensibilità dei nostri tecnici”.

Iniziative calibrate per ogni necessità di inclusione sociale, quelle messe a punto dal centro ad alta densità educativa di Save The Children: “Si tratta di misure a sostegno – ricorda il referente locale Francesco Muciaccia – di tutti i bambini e adolescenti in condizione di disagio, in alcuni casi anche dei minori migranti”. È poco più di un adolescente Omar (il nome è di fantasia), ma il suo fisico è molto diverso da quello dei coetanei baresi che praticano canottaggio da anni. Tanto da essere aggregato ad un gruppo di ragazzi più piccoli, neofiti come lui della disciplina, che lo hanno subito eletto a mascotte: “Non ho mai fatto sport nel mio paese – ci confida, in un italiano stentato ma piuttosto comprensibile, affinato dalla frequenza di un corso per stranieri – e per questo faccio fatica a reggere il ritmo degli allenamenti. Però è una cosa bella, che mi fa conoscere persone nuove e che mi fa star bene. Vado d'accordo con tutti”.

Indossa una giacca che gli sta un po' larga, mentre si approccia al remoergometro sotto l'occhio benevolo del giovane tecnico Jacopo Di Capua. Al caldo della palestra del circolo ma con vista lungomare Nazario Sauro. Occhi scuri vivi e vispi, puntati su quel mare che dopo essere stato una minaccia da arginare sta diventando una passione da coltivare: “Avevo un po' di timore a tornare in acqua dopo quello che ho passato – racconta, ricordando l'arrivo in Italia indotto dalla famiglia e dal desiderio di aiutarla, almeno a distanza – E' bello imparare a non avere paura, paura del mare”. Lo sport, magari, non sarà il suo futuro, qualcosa che fa rima con canottaggio sì: “Vorrei occuparmi di giardinaggio, in Campania. Lì dove sono sbarcato e dove, prima o poi, mi piacerebbe tornare”.

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