di Andrea Stano. Sistematicamente, quasi fosse ormai un’esigenza fisiologica, il Milan, di tanto in tanto, è costretto a ridimensionare il proprio organico con una cessione illustre. Nel 2006 le lacrime rigarono il volto di migliaia di milanisti quando un consistente assegno di Abramovic convinse Galliani al malinconico addio di Shevchenko, poi accasatosi al Chelsea. 67 furono i milioni che riempirono il portafogli di Via Turati con la vendita di Kakà, la cui partenza, tuttavia, lasciò un vuoto incolmabile nel cuore dei tifosi rossoneri. Quest’anno l’incubo sembra proprio doversi ripresentare più terribile che mai. Le big europee faranno i salti mortali per accaparrarsi le prestazioni di Thiago Silva, indiscutibilmente il migliore difensore del mondo e giustamente valutato sui 50 milioni di euro. Boateng e Ibra le altre due papabili ed appetibili prede. Ma è davvero così necessario sacrificare anche uno solo di questi immensi campioni? A nostro avviso no, non lo è affatto. Ci sarebbe un attaccante di cui la curva sud farebbe volentieri a meno. Non perché non sia bravo o simpatico sia chiaro. Ciononostante si tratterebbe del cosiddetto male minore, più facile da digerire e dimenticare. Ci riferiamo a Robinho, quest’anno solo 6 reti in campionato. Se le voce sulle 'sirene spagnole', ubicate a Malaga, fossero vere, la partenza del brasiliano offrirebbe alle casse rossonere la possibilità di rifiatare comodamente. Gli sceicchi, si sa, hanno disponibilità economiche illimitate e il prezzo di Binho potrebbe anche essere gonfiato all’occorrenza (si parla persino di 20 milioni). A quel punto sostituirlo sarà difficile certo (Maxi Lopez?) ma perlomeno verrebbero salvati gli uomini più amati e rappresentativi. Per il resto, Galliani potrà contare sulle sue cinque parole preferite: prestito con diritto di riscatto. Kolarov e Sahin verrebbero accolti a braccia aperte e chissà se con i saldi di fine agosto non ci scappi persino un regalo a sorpresa. Difficile, anzi, quasi impossibile, ma la speranza resta sempre l’ultima a morire.
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