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Italia-Moldavia 2-0: vittoria senza entusiasmi, Spalletti chiude tra dubbi e interrogativi


Si chiude con una vittoria dal sapore agrodolce l’avventura di Luciano Spalletti sulla panchina della Nazionale italiana. Dopo la pesante e preoccupante sconfitta contro la Norvegia, gli Azzurri superano 2-0 la Moldavia in un match tutt’altro che brillante, che lascia ancora molti dubbi sulle possibilità di qualificazione diretta ai prossimi Mondiali.

Una partenza sottotono e un brivido iniziale

Nonostante il risultato finale, è la Moldavia a partire meglio, mostrando ordine difensivo e vivacità offensiva. Al 9’, gli ospiti trovano addirittura il gol con Nicolaescu, bravo a staccare di testa su un perfetto cross di Reabciuk: la rete viene però annullata per fuorigioco, con l’Italia che tira un sospiro di sollievo dopo un’azione in cui la retroguardia azzurra si mostra lenta e distratta.

Raspadori illumina, ma il gioco non decolla

Tra i pochi a salvarsi nella serata è Giacomo Raspadori, che gioca nello stadio dove ha debuttato in Serie A e mostra grinta e dinamismo. Ci provano anche Retegui, spesso isolato in area, e Dimarco, ma è proprio Raspadori a sbloccare il match al 40’ con un destro secco in area, approfittando di un rimpallo generato da un goffo tentativo di rinvio di Ionita.

Secondo tempo senza scosse

La ripresa vede un'Italia un po’ più ordinata, ma ancora incapace di imporsi con autorità. La Moldavia resta pericolosa a tratti, confermando quanto il divario tecnico sia stato ampiamente ridotto da una prestazione opaca degli Azzurri. Il raddoppio arriva nella fase finale, complice una disattenzione difensiva moldava che permette a Frattesi di chiudere i conti con un tiro ravvicinato.

Qualificazione in bilico, bilancio incerto

Il successo serve più che altro a tenere vive le speranze di qualificazione diretta ai Mondiali, ma non scaccia le ombre su un’Italia lontana anni luce da quella che aveva entusiasmato all’Europeo 2021. Il ciclo Spalletti, almeno per ora, non ha lasciato il segno: troppi esperimenti, poca identità e una squadra che fatica a esprimersi con continuità.

Cosa resta

A restare impresse sono le incertezze difensive, l’isolamento delle punte e l’assenza di un gioco corale riconoscibile. L'Italia vince, ma non convince. E ora il futuro della Nazionale è ancora tutto da scrivere.

Luciano Spalletti lascia la Nazionale: "Contro la Moldova la mia ultima panchina. Ho deluso, mi faccio da parte"


ROMA
– Si chiude con parole cariche di emozione e consapevolezza l’avventura di Luciano Spalletti alla guida della Nazionale italiana. Il tecnico di Certaldo ha annunciato che la sfida contro la Moldova sarà la sua ultima partita sulla panchina azzurra, dopo il tracollo per 3-0 contro la Norvegia che rischia di compromettere in modo definitivo le speranze dell’Italia di qualificarsi ai prossimi Mondiali.

Con la Moldova sarà la mia ultima partita, poi darò l'ok alla risoluzione del contratto. So di aver creato danni al movimento con i risultati negativi”, ha dichiarato un visibilmente scosso Spalletti durante una conferenza stampa improvvisata.

Il confronto con Gravina

La decisione è arrivata dopo un confronto telefonico con il Presidente della FIGC Gabriele Gravina, che avrebbe già comunicato al tecnico l’intenzione della Federazione di sollevarlo ufficialmente dall’incarico al termine della prossima gara. La partita con la Moldova, dunque, si preannuncia come l’addio simbolico di Spalletti alla maglia azzurra, che aveva abbracciato con entusiasmo dopo il ciclo di Roberto Mancini.

Spalletti, arrivato in Nazionale dopo lo scudetto conquistato con il Napoli, non è riuscito a imprimere la svolta attesa, raccogliendo una serie di prestazioni altalenanti culminate nella pesante e inaspettata sconfitta contro una Norvegia arrembante, capace di infliggere all’Italia un severo 3-0 che ha lasciato attonita l'opinione pubblica.

“Mi assumo tutte le responsabilità”

“Mi faccio da parte per amore della Nazionale”, ha aggiunto il tecnico toscano, “mi prendo tutte le responsabilità, non solo per i risultati ma per l’effetto che possono aver avuto sul sistema calcio in Italia. La Nazionale è di tutti e viene prima di ogni altra cosa”.

Spalletti ha parlato anche della delusione personale e della volontà di non ostacolare eventuali cambiamenti decisi dalla Federazione: “Se Gravina ha già in mente un’alternativa, io non farò muro. Anzi, mi metto subito a disposizione per una transizione ordinata. È giusto così”.

I possibili successori

Intanto, la FIGC sta già valutando i possibili sostituti. In cima alla lista dei nomi ci sarebbero Claudio Ranieri, attualmente consulente tecnico della Roma, e Stefano Pioli, da poco libero dopo l’esperienza negli Emirati Arabi. Entrambi sono considerati figure di esperienza e carisma, in grado di ricompattare un gruppo apparso smarrito e sfiduciato.

Non si esclude, inoltre, l’ipotesi di una soluzione ad interim in vista delle prossime decisive partite di qualificazione, per poi programmare un progetto a lungo termine.

Un addio amaro

Quello di Spalletti è un addio amaro, che lascia l’Italia in bilico e con l’obbligo di riflettere su una nuova direzione. L’avventura azzurra del tecnico toscano si era aperta con grandi speranze, ma non è mai riuscita a decollare, tra problemi tattici, difficoltà ambientali e una gestione del gruppo che non ha prodotto i frutti sperati.

Il calcio italiano si trova ora davanti all’ennesimo bivio. Mentre si prepara alla sfida con la Moldova – diventata improvvisamente simbolica – il Paese intero guarda già al futuro, in cerca di un nuovo condottiero capace di restituire entusiasmo, risultati e dignità alla maglia più importante.

Qualificazioni Mondiali 2026, disastro Italia a Oslo: la Norvegia travolge gli Azzurri 3-0


OSLO –
Parte nel peggiore dei modi il cammino dell’Italia verso il Mondiale 2026. All’Ullevaal Stadion di Oslo, gli Azzurri di Luciano Spalletti crollano sotto i colpi di una travolgente Norvegia, che si impone con un secco 3-0 firmato da Sorloth (14’), Nusa (34’) e Haaland (42’). Una lezione durissima, con la Nazionale nordica che domina in ogni zona del campo e si conferma capolista solitaria del Girone I a punteggio pieno dopo tre partite. Per l’Italia, invece, l’esordio è da incubo: zero punti, un solo tiro in porta e lo spettro dei playoff già dietro l’angolo.


La partita: una Norvegia scintillante, un’Italia fragile

Costretta a fronteggiare diverse assenze, soprattutto in difesa, Spalletti opta per un 3-5-2 rimaneggiato, lanciando il giovane Diego Coppola (classe 2003) al centro del reparto arretrato per provare a contenere il duo terribile Haaland–Sorloth. Davanti, la coppia Retegui–Raspadori non riesce mai ad accendersi. La Norvegia, già vittoriosa su Moldavia e Israele, parte con maggiore decisione e aggressività, colpendo al primo errore azzurro: al 14’, un rinvio sbagliato di Bastoni consente il recupero palla a Nusa, che taglia il campo e serve a Sorloth l’assist per l’1-0.

La reazione italiana è confusa e sterile: al 25’ ci prova Raspadori, ma la sua conclusione finisce alta. La Norvegia, invece, insiste con maggiore precisione e concretezza. Dopo una prima parata salva-risultato di Donnarumma su Sorloth, al 34’ arriva il raddoppio: Nusa, stella nascente del Lipsia, salta Rovella e Di Lorenzo come birilli e insacca con un destro sotto la traversa.

Il primo tempo si chiude con un’altra doccia gelata per gli Azzurri: al 42’, Odegaard inventa, Haaland finalizza. È 3-0 e partita virtualmente chiusa.


Ripresa senza reazione: Norvegia padrona, Italia impotente

Nel secondo tempo non cambia il copione. L’Italia è in balia dell’avversario e rischia anche il tracollo: al 65’ Berge sfiora il poker con un destro a giro che si stampa sul palo. Il centrocampo azzurro, lento e prevedibile, non riesce mai ad alzare i giri e la manovra resta sterile per tutta la ripresa. I cambi di Spalletti non invertono l’inerzia e l’unico vero tiro in porta dell’intera gara arriva al 92’, con un colpo di testa di Lucca, facile preda del portiere norvegese.

La Norvegia gestisce il vantaggio negli ultimi venti minuti con un possesso ordinato e maturo, dimostrando di avere non solo fisico, ma anche qualità tecnica e organizzazione.


Situazione girone: Norvegia a punteggio pieno, Italia già nei guai

Con questa vittoria, la Norvegia vola in testa al Girone I a quota 9 punti, con un impressionante bottino di 12 gol segnati e solo 2 subiti in tre gare. L’Italia resta invece ferma a 0, dopo una sola partita, ma già con la necessità di non sbagliare più per evitare l’incubo dei playoff. Il ko contro la rivale diretta per il primo posto pesa tantissimo, anche dal punto di vista psicologico.


Spalletti: “Serve una scossa”

Nel post-partita, il ct Spalletti ha ammesso: “È una sconfitta pesante, sotto ogni punto di vista. La Norvegia ci ha messo sotto sul piano dell’intensità e della qualità. Abbiamo molto su cui lavorare, dobbiamo reagire subito: il margine d’errore ora è praticamente nullo”.


Prossimi impegni: l’Italia tornerà in campo tra pochi giorni con l’obbligo di vincere per tenere vive le speranze di qualificazione diretta. Una situazione già critica, dopo appena 90 minuti di percorso.


📊 Girone I – Classifica provvisoria

  1. 🇳🇴 Norvegia – 9 pt

  2. 🇮🇱 Israele – 4 pt (2 partite)

  3. 🇲🇩 Moldavia – 3 pt (2 partite)

  4. 🇮🇹 Italia – 0 pt (1 partita)
    (le prime due si qualificano direttamente ai Mondiali; la terza va ai playoff solo in base al ranking di Nations League)


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Cristian Chivu è il nuovo allenatore dell’Inter: dal Parma alla panchina nerazzurra, è tempo di una nuova sfida


MILANO Alla fine l’Inter ha scelto la continuità della propria storia e l’identità del proprio passato: sarà Cristian Chivu a guidare i nerazzurri dopo l’addio di Simone Inzaghi. Una decisione arrivata rapidamente, quasi naturale, in virtù del profondo legame tra l’ex difensore romeno e il club di Suning, che lo ha visto protagonista da calciatore tra il 2007 e il 2014, e successivamente da allenatore delle giovanili.

Dallo scudetto Primavera alla salvezza con il Parma

Chivu, 43 anni, ha maturato le sue credenziali in panchina proprio nel vivaio nerazzurro, guidando la Primavera dell’Inter alla conquista dello scudetto di categoria nel 2022. Un traguardo che ha acceso i riflettori su di lui anche tra i club professionistici, portando il Parma a puntare su di lui nel febbraio 2025 per sostituire l’esonerato Fabio Pecchia.

Una scelta coraggiosa, ripagata dai risultati: con 3 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte, Chivu ha centrato l’obiettivo salvezza, concludendo il campionato al 16° posto e conquistando la stima dell’ambiente emiliano.

Il ritorno a casa: trattativa lampo con l’Inter

A stagione conclusa, la chiamata dell’Inter è arrivata come un segnale del destino. Il dialogo tra Chivu e i dirigenti nerazzurri è stato immediato e positivo. Il Parma ha concesso subito il nulla osta, consapevole del forte legame tra il tecnico e il club milanese. La trattativa si è chiusa in poche ore, sulla base di un contratto biennale, che verrà firmato domani, dopo un nuovo incontro serale per limare gli ultimi dettagli.

Un nuovo esordio: debutto al Mondiale per club

Per Chivu, il debutto ufficiale sulla panchina dell’Inter sarà subito un appuntamento di rilievo internazionale: il Mondiale per club. I nerazzurri debutteranno martedì 17 giugno alle ore 18 locali (le 03 in Italia del 18 giugno) contro i messicani del Monterrey. Un banco di prova subito impegnativo, che dirà molto sulla nuova Inter targata Chivu.

Una storia nerazzurra che continua

Da calciatore, Chivu ha scritto pagine importanti della storia interista, culminate nel Triplete del 2010. Ora, da allenatore, proverà a lasciare un nuovo segno, portando entusiasmo, idee e il senso di appartenenza che lo ha sempre contraddistinto. Il suo ritorno rappresenta anche un segnale forte della società: investire su uomini che conoscono e amano l’Inter.

Nations League Femminile, Italia travolgente: 4-1 al Galles e permanenza in Lega A assicurata

Nazionale Calcio Femminile fb

SWANSEA – Prestazione convincente per la Nazionale Italiana di Calcio Femminile, che chiude in bellezza il girone D di UEFA Nations League con una vittoria per 4-1 contro il Galles al Liberty Stadium di Swansea, conquistando così la permanenza in Lega A e il secondo posto nel gruppo.

Le azzurre, guidate da una brillante Cristiana Girelli (autrice di una doppietta), hanno ipotecato il risultato già nel primo tempo con quattro reti che hanno lasciato poche speranze alle avversarie gallesi.

Primo tempo dominato dall’Italia

L’Italia parte forte e al 8’ passa in vantaggio con un sinistro ravvicinato di Elena Linari. Al 20’ arriva il raddoppio: cross preciso di Manuela Giugliano e colpo di testa vincente di Cristiana Girelli. Le azzurre sfiorano il tris al 26’ con Arianna Caruso, che impegna la difesa avversaria con un potente destro.

Il 3-0 arriva al 40’ con Sofia Cantore, brava a colpire di testa su assist di Girelli. E prima dell’intervallo, al 45’, ancora Girelli sigla il 4-0, sempre di testa, confermando il suo stato di forma.

Secondo tempo di gestione, il Galles segna il gol della bandiera

Nella ripresa l’Italia gestisce il vantaggio ma continua a creare occasioni. Al 14’ Emma Severini sfiora la rete, imitata poco dopo da Caruso al 26’, vicina al quinto gol azzurro. Il Galles riesce a rendere meno amaro il passivo al 36’ con una bella conclusione mancina da fuori area di Jessica Anne Fishlock, che firma il definitivo 4-1.

La classifica finale del Gruppo D

  • Svezia: 12 punti – Qualificata alla Final Four

  • Italia: 10 punti – Salva in Lega A

  • Danimarca: 9 punti – Ai Play Out

  • Galles: 2 punti – Retrocesso in Lega B

Nell’altra sfida del gruppo, giocata a Solna, la Svezia ha travolto la Danimarca 6-1, conquistando così la vetta e l’accesso alle Final Four.

Un bilancio positivo per le azzurre

Con questa prestazione, la Nazionale femminile chiude il girone con un bilancio positivo: 3 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte, dimostrando solidità e un gruppo in crescita.

Il CT potrà ora guardare con ottimismo al futuro, forte di una squadra che unisce esperienza (Girelli su tutte) e giovani promettenti, in un contesto europeo sempre più competitivo.


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Champions League, disfatta Inter: il PSG vince 5-0 e conquista la prima Coppa della sua storia

PSG fb
MONACO DI BAVIERA – L’Inter crolla rovinosamente nella finale di Champions League, travolta 5-0 da un Paris Saint-Germain dominante che, nella cornice dell’Allianz Arena, alza per la prima volta nella sua storia la Coppa dalle grandi orecchie. La squadra di Luis Enrique gioca una partita perfetta, infliggendo ai nerazzurri una delle peggiori sconfitte di sempre in una finale europea: si tratta infatti del passivo più pesante mai registrato in una finale di Champions League.

I parigini partono a tutta, e dopo appena 12 minuti sono già in vantaggio. Il protagonista è l’ex nerazzurro Achraf Hakimi, che, dimenticato da Dimarco in fase difensiva, riceve da Doué e insacca a porta vuota, evitando di esultare per rispetto ai suoi ex tifosi.

L’Inter è stordita e non reagisce. Pochi minuti dopo, un salvataggio sulla linea laterale di Pacho dà il via a un contropiede micidiale: Doué calcia verso la porta, trovando una deviazione decisiva e sfortunata proprio di Dimarco, che spiazza Sommer per il 2-0.

Solo nel finale del primo tempo i nerazzurri mostrano qualche segnale di vita, ma è ancora il PSG a sfiorare il tris con Dembélé, che sbaglia clamorosamente un tap-in da pochi passi.

Il 3-0 arriva però nella ripresa, con una giocata da manuale: tacco di Dembélé, rifinitura di Vitinha e ancora Doué a firmare la sua doppietta personale. L’Inter, ormai sparita dal campo, si scopre e viene punita in contropiede: il 4-0 è opera di Kvaratskhelia, implacabile davanti a Sommer.

Il primo tiro nello specchio dell’Inter arriva soltanto al 75' con Thuram, troppo tardi per provare anche solo a salvare l’onore. A completare la disfatta nerazzurra ci pensa il giovanissimo Mayulu, classe 2006, che sigla la cinquina all’87', coronando una serata storica per il PSG e nera per i nerazzurri.

Una sconfitta durissima per Simone Inzaghi e per tutto l’ambiente interista, che esce ridimensionato da una finale a senso unico. Per il PSG, invece, è la serata della gloria: primo trionfo in Champions League e una prova di forza che resterà nella storia del calcio europeo.

Nations League Femminile: Italia e Svezia si fermano sullo 0-0 al Tardini di Parma

Nazionale femminile di calcio fb

PARMA - Nel girone D della Nations League, l’Italia di calcio femminile pareggia 0-0 contro la Svezia nella partita disputata al “Tardini” di Parma.

La partita si apre con un’occasione svedese al 3’: Filippa Angeldahl tenta il destro, ma non centra la porta. Le azzurre rispondono al 14’ con Manuela Giugliano che va vicina al gol, mentre al 29’ è Barbara Bonansea a sfiorare la rete. Al 39’, Martina Piemonte vede annullata una sua rete per fuorigioco. Prima dell’intervallo, Sofia Cantore sfiora la marcatura al 44’, seguita da un’occasione mancata da Rebecka Blomqvist per la Svezia al 45’.

Nella ripresa, al minuto 8, viene annullato un gol alla Svezia: Nathalie Bjorn segna, ma la rete viene invalidata per un fallo di Blomqvist sulla portiera italiana Laura Giuliani. Al 23’ Cristiana Girelli spreca un’ottima opportunità per l’Italia, mentre al 43’ Angeldahl non riesce a sfruttare una posizione favorevole.

Con questo risultato, l’Italia si posiziona al terzo posto in classifica con 7 punti, mentre la Svezia guida il girone con 9 punti, appaiata alla Danimarca. Il Galles è quarto con 2 punti.

Prossimo impegno per le azzurre sarà martedì 3 giugno alle 19:30 contro il Galles a Swansea.

La Juve batte il Venezia 2-3 e stacca il pass per la Champions: lagunari retrocessi in Serie B

Juventus Fb

VENEZIA – Missione compiuta per la Juventus, che espugna il “Penzo” con il punteggio di 2-3 e conquista matematicamente la qualificazione alla prossima edizione della Champions League. Una vittoria preziosa e sofferta, che certifica il ritorno nell’Europa che conta per i bianconeri, mentre per il Venezia arriva la condanna definitiva: con questa sconfitta, i lagunari retrocedono in Serie B.

Il match si è acceso fin dai primi minuti con un botta e risposta continuo. È Fila ad aprire le marcature per i padroni di casa, ma la Juve reagisce prontamente con il talento di Yildiz, che ristabilisce la parità. Kolo Muani completa la rimonta con una zampata da attaccante vero, portando i bianconeri avanti nel punteggio.

Nella ripresa il Venezia tenta l’assalto e trova il pareggio con un colpo di testa di Haps, riaccendendo le speranze. Ma è un rigore di Locatelli, freddo dal dischetto, a spegnere definitivamente i sogni dei veneti e a regalare il successo alla squadra di Torino.

Con questi tre punti, la Juventus blinda la qualificazione in Champions, un obiettivo fondamentale per il rilancio del club dopo una stagione altalenante. Amarezza invece per il Venezia, che saluta la Serie A dopo un campionato difficile, segnato da troppi alti e bassi.

Per la Juve si aprono ora le porte dell’Europa che conta. Per il Venezia, invece, è tempo di pianificare il futuro e ripartire dalla Serie B.

Il Milan chiude con una vittoria, ma a San Siro domina la protesta: ultras contro squadra e dirigenza


MILANO
– Il Milan chiude il suo campionato con una vittoria per 2-0 contro il Monza, ma a San Siro l'atmosfera è tutt’altro che festosa. Mentre i rossoneri salutano una stagione deludente con tre punti ininfluente contro una squadra già retrocessa, la Curva Sud inscena una dura protesta, mettendo in secondo piano il risultato sul campo.

Il match: reti di Gabbia e Joao Felix

Il Milan sblocca il risultato nel primo tempo con un colpo di testa di Matteo Gabbia sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Nella ripresa arriva il raddoppio firmato Joao Felix, che chiude definitivamente il match contro un Monza già condannato alla retrocessione.

Ma la gara ha avuto il sapore di una formalità: con il Milan fuori da ogni obiettivo stagionale, compresa la qualificazione alla Champions League, il campo è passato in secondo piano.

Protesta ultras: “Go Home”, poi l’abbandono dello stadio

Il vero spettacolo è stato sugli spalti. Per i primi 15 minuti del match, la Curva Sud ha occupato i seggiolini componendo con i propri corpi una gigantesca scritta "GO HOME", indirizzata chiaramente a squadra e dirigenza. Poi, in segno di protesta, gli ultras hanno abbandonato lo stadio lasciando un silenzio pesante e carico di significato.

Durante il resto della partita, si sono sentiti fischi continui da parte del pubblico presente. Unica eccezione: gli applausi riservati a Tijjani Reijnders e Christian Pulisic, gli unici calciatori risparmiati dalla contestazione.

Un messaggio alla dirigenza

Il dissenso non è rivolto solo alla squadra, ma colpisce direttamente la dirigenza, accusata dai tifosi di scelte poco lungimiranti e di una gestione che ha portato a una stagione senza titoli, senza ambizioni e senza identità.

Le richieste degli ultras sono chiare: dimissioni dei vertici dirigenziali, un cambio di rotta netto e la costruzione di un Milan competitivo. Il malcontento è profondo e la frattura tra tifoseria e società sembra ormai insanabile.

Una stagione da dimenticare

La stagione 2024/2025 per il Milan si chiude con tante ombre e pochissime luci. Dopo l’eliminazione precoce dalle coppe e il crollo in campionato, la vittoria contro il Monza non può cancellare una gestione tecnica e sportiva messa pesantemente in discussione.

A San Siro, i tifosi hanno parlato con chiarezza: la pazienza è finita. Ora la palla passa alla società, chiamata a rispondere sul campo – e fuori – alle contestazioni.

Napoli è Campione d’Italia: una notte folle, una città in estasi

Ssc Napoli Fb

NAPOLI - Napoli festeggia. Lo fa con l’anima, con il cuore, con la voce spezzata dalla gioia. Gli azzurri sono campioni d’Italia, di nuovo. È successo tutto al minuto 42, in un’altra notte da tramandare, di quelle che si scolpiscono nella memoria collettiva.

Un pallone apparentemente indecifrabile, sospeso tra l’ansia di un intero stadio e la tensione di una città che tratteneva il respiro. Poi, come una folgorazione, Scott McTominay ha deciso che era il momento di riscrivere la storia: si è avvitato su se stesso sul traversone di Politano, dimenticando la logica, ignorando la gravità, e con una sforbiciata degna delle antologie del calcio, ha spezzato la notte. Ha spezzato il silenzio. Ha dato il via alla festa.

Il Napoli non ha mollato nemmeno per un istante. Il Cagliari ha provato a reagire, con orgoglio e dignità, ma è stato travolto da una squadra che ha ballato sul filo del sogno. Occasioni in serie: Raspadori, Politano, Spinazzola… ma il gol non arrivava. Poi, come un brivido lungo la schiena, la notizia del vantaggio dell’Inter a Como ha attraversato il Maradona come un’ombra. Ma nulla ha scalfito il Napoli. Nessuna paura, nessuna distrazione: solo gioco, consapevolezza, fiducia. Perché a volte, basta un gol. Uno solo.

E quel sigillo finale è arrivato alle 22:02. Romelu Lukaku ha deciso che era tempo di chiudere i conti: ha spazzato via gli avversari con la sua potenza, come solo lui sa fare. 2-0. Game over. Lo scudetto tornava ufficialmente a Napoli. Da quel momento, la festa è potuta esplodere.

Antonio Conte, l’architetto silenzioso di questo capolavoro, ha osservato tutto dall’alto, impassibile, nella sua postazione che sovrasta la tribuna stampa. Ma dentro, era un vulcano. Lo sapevano tutti, lo sentivano tutti. Quelle mani tese verso di lui, a ringraziarlo, a celebrarlo, erano il tributo di un popolo intero.

Ci sono voluti due anni. Settantacinque settimane. 750 giorni. In mezzo, l’euforia di Spalletti, la delusione di una stagione da dimenticare, e infine il ritorno trionfale. Napoli conquista il suo quarto scudetto e lo fa come meglio non si poteva: da protagonista, da regina, da leggenda.

Serie B a 22 squadre? La proposta per evitare contenziosi dopo il caso Brescia


Il campionato di Serie B potrebbe vedere un’importante novità nella prossima stagione: l’allargamento a 22 squadre. Questa ipotesi è emersa come proposta delle società di Serie B per scongiurare una lunga serie di contenziosi e ricorsi che potrebbero arrivare fino alla Corte Federale, al Collegio di Garanzia del Coni, al Consiglio di Stato e persino ai tribunali ordinari, in seguito al caso Brescia.

La decisione finale sulla possibilità di un campionato a 22 squadre dovrà però passare attraverso diversi livelli decisionali. In primo luogo, sarà necessario il via libera del presidente della Lega di Serie B, Gianfranco Bedin, che dovrà valutare e approvare la proposta. Successivamente, la decisione definitiva spetterà al Consiglio Federale della FIGC, presieduto da Gabriele Gravina, che si riunirà nei prossimi mesi per esaminare la questione.

Il caso che ha scatenato questa situazione riguarda proprio il Brescia, che dopo i controlli della Covisoc ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini dalla Procura Federale. La società lombarda è accusata di aver pagato gli stipendi di febbraio e aprile ai calciatori e ai propri tesserati utilizzando crediti di imposta che l’Agenzia delle Entrate ha giudicato inesistenti. Per questo motivo, il Brescia sarà ascoltato in udienza dalla Procura Federale il 22 maggio. Se ritenuto responsabile, la società sarà deferita al Tribunale Federale Nazionale (TFN), con il rischio di una penalizzazione di 4 punti e della retrocessione in Serie C, nonostante la salvezza sportiva conquistata sul campo.

Questa situazione ha già avuto ripercussioni sul calendario: la Lega di Serie B ha rinviato a data da destinarsi i Play Out, che avrebbero dovuto vedere sfidarsi in due gare Salernitana e Frosinone. L’andata era prevista per il 19 maggio allo stadio “Arechi” di Salerno, mentre il ritorno era in programma per il 26 maggio allo stadio “Stirpe” di Frosinone. Nel caso in cui il Brescia venisse retrocesso, il Frosinone sarebbe salvo e la Sampdoria, anch’essa retrocessa in Serie C, affronterebbe la Salernitana nei Play Out.

La vicenda, però, resta complessa e ancora tutta da definire. Il presidente del Brescia, Massimo Cellino, ha annunciato che farà ricorso contro qualsiasi penalizzazione o retrocessione. Dall’altro lato, sia la Salernitana che la Sampdoria si sono espresse contro l’ipotesi di disputare i Play Out.

In sintesi, la proposta di un campionato di Serie B a 22 squadre potrebbe rappresentare una soluzione condivisa per evitare ulteriori ricorsi e complicazioni legali, ma per il momento la situazione rimane in forte evoluzione e lontana da una definizione definitiva.

Serie A, penultima giornata: Napoli frena a Parma ma resta in vetta. Inter solo pari con la Lazio

Ssc Napoli fb

Con un pareggio a reti bianche a Parma, il Napoli conserva la vetta della classifica nella penultima giornata di Serie A, mantenendo un punto di vantaggio sull'Inter. I partenopei non sono riusciti a scardinare la difesa emiliana ma beneficiano del passo falso dei nerazzurri, fermati sul 2-2 dalla Lazio al Meazza.

Il verdetto scudetto è dunque rinviato all’ultima giornata, che si preannuncia infuocata: il Napoli guida la classifica, ma l’Inter è in agguato, pronta ad approfittare di un’eventuale frenata dei campani.

I RISULTATI DELLA 37ª GIORNATA

  • Parma-Napoli 0-0

  • Inter-Lazio 2-2

  • Roma-Milan 3-1

  • Juventus-Udinese 2-0

  • Fiorentina-Bologna 3-2

  • Lecce-Torino 1-0

  • Cagliari-Venezia 3-0

  • Verona-Como 1-1

  • Monza-Empoli 1-3

  • Genoa-Atalanta 2-3 (giocata sabato)

Il Bologna vince la Coppa Italia: battuto il Milan, trionfo dopo 51 anni

Bologna Fc Fb

ROMA
– Dopo sei minuti di recupero, il fischio finale dell’arbitro Mariani consegna alla storia un’impresa: il Bologna conquista la Coppa Italia, 51 anni dopo l’ultima volta. Una vittoria meritata, firmata da un gol decisivo di Dan Ndoye nella ripresa, che ha mandato in estasi i tifosi rossoblù e chiuso nel modo più glorioso una stagione già straordinaria per la squadra di Italiano.

Il Milan, stavolta, non è riuscito a rimettere in piedi il risultato come fatto in altre occasioni: nel secondo tempo, nonostante la pressione crescente, ha trovato davanti a sé un Bologna compatto, organizzato e affamato di vittoria. I rossoneri si sono spenti sulla solidità difensiva degli emiliani e su un Ravaglia attento tra i pali.

Ndoye uomo copertina

Il gol che ha deciso il match è arrivato al 64', con Ndoye lesto a raccogliere una respinta corta e a infilare la rete alle spalle di Maignan. Un’esplosione di gioia per il giovane attaccante svizzero, autore di una prestazione generosa e decisiva, che ha coronato una stagione in continua crescita.

Bologna, la favola continua

Con questa vittoria, il Bologna conferma il suo stato di grazia. Dopo aver centrato la qualificazione in Champions League, alza ora al cielo anche la Coppa Italia, completando un'annata che entra di diritto nella storia del club. L’ultima volta che i rossoblù avevano vinto il trofeo era il 1974: da allora una lunga attesa, interrotta oggi con un trionfo che sa di riscatto e di nuova era.

Un Milan in affanno

Delusione invece per il Milan, che chiude la stagione senza trofei e con molti interrogativi sul futuro. Conceicao ha provato a cambiare le carte in tavola nella ripresa con i cambi, ma la squadra è apparsa poco lucida e incapace di trovare varchi contro un Bologna ben disposto in campo. Un finale amaro per i rossoneri, che dovranno ora riflettere sul progetto tecnico e sulle prospettive della prossima stagione.

La festa rossoblù

Al triplice fischio, la festa è tutta rossoblù. I giocatori del Bologna corrono sotto il settore occupato dai tifosi emiliani, che hanno sostenuto la squadra con passione per tutta la gara. È una notte indimenticabile, che resterà impressa nella memoria dei tifosi e che sancisce definitivamente il ritorno del Bologna tra le grandi del calcio italiano.

Sampdoria, è retrocessione storica: i blucerchiati scendono in Serie C per la prima volta


La Sampdoria retrocede in Serie C per la prima volta nella sua gloriosa storia. Lo 0-0 maturato nel recupero della 34ª giornata di Serie B contro la Juve Stabia al “Menti” condanna i blucerchiati al terzultimo posto in classifica con 41 punti, decretando una stagione amarissima per i liguri.

La partita, inizialmente prevista per il 21 aprile, era stata rinviata per la morte di Papa Francesco. Ma il tempo supplementare non è servito a cambiare il destino della squadra, che chiude mestamente una stagione segnata da errori, instabilità tecnica e risultati deludenti.

Nemmeno la mossa del presidente Matteo Manfredi, che aveva deciso di esonerare Leonardo Semplici e affidare la panchina ad Alberico Evani, con Attilio Lombardo come vice e Roberto Mancini in qualità di consulente tecnico per le ultime giornate, è riuscita a invertire la rotta. La svolta attesa non è mai arrivata.

Il club doriano, che nel 1990-91 festeggiava il suo storico scudetto con Vialli, Mancini e Boskov, tocca ora il punto più basso della sua storia calcistica. La discesa in terza serie rappresenta uno shock per una piazza che solo pochi anni fa calcava i campi della Serie A.

L'obiettivo ora è uno solo: ripartire subito, ricostruendo una squadra solida e ambiziosa per tentare l’immediato ritorno in Serie B. Ma il cammino si preannuncia lungo e complesso, in una Serie C sempre più competitiva.

Napoli-Genoa 2-2: frenata azzurra, ora l'Inter è a un solo punto

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NAPOLI - Frenata imprevista per il Napoli nella corsa allo scudetto. Gli azzurri non vanno oltre il 2-2 al “Maradona” contro un coriaceo Genoa e, a due giornate dal termine del campionato, vedono assottigliarsi il vantaggio sull’Inter, ora distante solo un punto: 78 contro 77.

La partita si apre bene per la squadra di Antonio Conte, che trova il vantaggio al 15’ grazie a Romelu Lukaku, abile a finalizzare un’azione manovrata con un destro preciso in area. Ma il Genoa, già salvo ma tutt’altro che arrendevole, reagisce. Al 31’ arriva il pareggio: colpo di testa di Ahanor che colpisce il palo, ma il pallone carambola sul portiere Meret e finisce beffardamente in rete per l’autogol dell’1-1.

Nella ripresa il Napoli prova a riprendersi il match e al 63’ ci riesce con Giacomo Raspadori, che sfrutta un inserimento centrale e batte Martinez per il 2-1. La squadra di Conte sembra poter controllare, ma il Genoa resta in partita e, al 39’ del secondo tempo, colpisce ancora: stavolta è Vasquez, di testa, a superare la difesa partenopea sugli sviluppi di un calcio d’angolo, firmando il definitivo 2-2.

Un pareggio che pesa: il Napoli si complica la vita e ora dovrà guardarsi le spalle da un’Inter lanciatissima e pronta ad approfittare di ogni passo falso. Lo scudetto è ancora aperto.

Lazio-Juventus, emozioni e tensione all’Olimpico: finisce 1-1, corsa Champions apertissima

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ROMA
– Una sfida da brividi quella andata in scena allo Stadio Olimpico, dove Lazio e Juventus si sono divise la posta con un pareggio per 1-1 al termine di una gara combattuta, intensa e carica di tensione, che ha tenuto i tifosi con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo.

Il primo tempo si è chiuso a reti inviolate, con le due squadre molto attente sul piano tattico, più inclini allo studio che al rischio. A sbloccare la partita ci ha pensato Kolo Muani al 51’, finalizzando al meglio una bella azione manovrata dei bianconeri. La Juventus sembrava in controllo, ma l’inerzia del match è cambiata radicalmente poco dopo.

A stravolgere gli equilibri è stata l’espulsione di Kalulu, già ammonito, che al 65’ ha rifilato una manata a Castellanos: inevitabile il secondo giallo e rosso. Con la Juve in inferiorità numerica, la Lazio ha preso coraggio e ha iniziato a spingere con decisione, trascinata da un Olimpico infuocato.

Il forcing biancoceleste ha trovato il giusto premio al 96’, con un guizzo di Vecino che ha infilato la difesa juventina e ha mandato in visibilio i tifosi di casa. Un pareggio che sa quasi di vittoria per gli uomini di Tudor.

Con questo risultato, Lazio e Juventus restano appaiate al quarto posto con 64 punti, ma la lotta per un posto in Champions League è più accesa che mai. La Roma, attesa lunedì a Bergamo contro l’Atalanta, potrebbe operare il sorpasso. In piena corsa restano anche Bologna (62 punti), Milan (60) e Fiorentina (59), che ha ancora una gara da recuperare.

Il finale di stagione si preannuncia incandescente, con sei squadre in lotta per soli tre posti nell’Europa che conta.

Serie A, Milan-Bologna 3-1: doppietta di Gimenez e rimonta rossonera nel segno di Pulisic


MILANO –
Una vittoria pesante, più per il morale che per la classifica, quella conquistata dal Milan contro il Bologna nell’anticipo di campionato. A San Siro finisce 3-1 per i rossoneri, grazie a una ripresa travolgente e a un Gimenez decisivo, autore di una doppietta. Tre punti che rilanciano le ambizioni europee degli uomini di Conceicao, ora a quattro lunghezze dalla zona Champions, in attesa del completamento della giornata.

Primo tempo opaco, poi lo show nella ripresa

I primi 45 minuti sono stati poveri di emozioni, con il Bologna più intraprendente. La migliore occasione capita proprio agli ospiti, con Orsolini che, da ottima posizione, spara alto sopra la traversa, sprecando una ghiotta opportunità per sbloccare il match.

Ad avvio ripresa, lo stesso Orsolini si fa perdonare: minuto 49, sinistro preciso all’angolino che sorprende Maignan e porta avanti i rossoblù. Sembra la spinta giusta per gli emiliani, ma il Milan reagisce.

L’ingresso di Gimenez cambia tutto

La svolta arriva al 73’, quando Gimenez, appena entrato al posto di Jovic, sfrutta l'assist di Pulisic e beffa Skorupski con un elegante tocco sotto: è 1-1. Il Milan sente il momento e alza il ritmo.

Al 79’, il sorpasso: Joao Felix prova la conclusione, la palla viene respinta, ma Pulisic è il più lesto ad avventarsi sul pallone e a segnare il 2-1. Il Bologna accusa il colpo, e nel finale è ancora Gimenez a colpire: al minuto 88, con un colpo da attaccante puro, chiude la gara sul definitivo 3-1.

Classifica e scenari

Con questo successo, il Milan si porta a ridosso della zona Champions, aspettando i risultati delle dirette concorrenti. Per il Bologna, invece, si complica la corsa al quarto posto, dopo una sconfitta che potrebbe pesare sul morale e sul cammino nelle ultime giornate.

Champions League, sarà PSG-Inter la finale del 31 maggio a Monaco di Baviera

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I francesi eliminano l’Arsenal con un doppio successo: decide il match di ritorno Fabian Ruiz, Hakimi e Donnarumma protagonisti. Inutile il gol di Saka.

Parigi, 7 maggio 2025 – Sarà il Paris Saint Germain l’avversario dell’Inter nella finalissima di Champions League in programma il prossimo 31 maggio all’Allianz Arena di Monaco di Baviera. I parigini conquistano il pass per l’atto conclusivo della massima competizione europea battendo per 2-1 l’Arsenal al Parco dei Principi, dopo l’1-0 dell’andata a Londra.

A firmare il successo nel match di ritorno sono Fabian Ruiz, con un gol da ex Serie A che sblocca la gara, e Achraf Hakimi, vecchia conoscenza dell’Inter, che raddoppia con un’incursione devastante sulla fascia destra. Prestazione monumentale anche per Gianluigi Donnarumma, autore di almeno tre interventi decisivi che blindano il risultato nel momento di massimo forcing dei Gunners. Inutile, nel finale, la rete della bandiera firmata da Bukayo Saka.

Per il PSG di Luis Enrique, si tratta di una qualificazione meritata, ottenuta con solidità, cinismo e un’organizzazione finalmente all’altezza delle ambizioni europee del club parigino. Ora il sogno della prima Champions League nella storia della società è a un passo.

Dall’altra parte ci sarà l’Inter di Inzaghi, reduce dalla notte leggendaria di San Siro contro il Barcellona, in una semifinale che ha fatto esplodere l’entusiasmo dei tifosi nerazzurri in tutta Europa. Sarà quindi una finale inedita e di altissimo livello tecnico, con in campo campioni come Lautaro Martínez, Thuram, Mbappé e Vitinha, pronti a sfidarsi per alzare il trofeo più ambito del calcio continentale.

Appuntamento al 31 maggio a Monaco di Baviera: sarà una finale da non perdere.

Il sogno dell’Inter continua: i nerazzurri volano in finale di Champions League


MILANO - L’Inter ce l’ha fatta ancora. In una notte epica, carica di pioggia, emozioni e colpi di scena, i nerazzurri di Simone Inzaghi hanno conquistato l’accesso alla finale di Champions League, eliminando il Barcellona di Hansi Flick con un rocambolesco 4-3 dopo 120 minuti da batticuore.

A San Siro gremito e infuocato nonostante il diluvio, l’Inter parte fortissimo e chiude il primo tempo avanti di due reti: apre Lautaro Martinez con la freddezza del campione, raddoppia Hakan Calhanoglu dal dischetto, freddo e preciso. Sembra fatta, ma il secondo tempo è un'altra storia.

Il Barcellona si rialza come una grande squadra e ribalta la partita con un uno-due-tre da capogiro: segnano Eric Garcia, Dani Olmo e Raphinha, gelando il pubblico di casa. I blaugrana volano sul 2-3 e il sogno interista sembra sul punto di infrangersi. Ma proprio al 93’, quando tutto sembrava perduto, Francesco Acerbi trova il gol del 3-3: un colpo da cuore nerazzurro, che rimette tutto in parità e spinge la sfida ai supplementari.

E lì, ancora una volta, è l’Inter a trovare la forza per andare oltre. Al 99’, Davide Frattesi, entrato dalla panchina come arma tattica, batte Szczesny con una zampata da rapace dell’area. È il 4-3 definitivo, l’apoteosi nerazzurra. Inzaghi esplode di gioia, San Siro viene giù in un boato collettivo, sotto la pioggia che rende tutto ancora più epico.

Due anni dopo la finale persa contro il Manchester City, l’Inter torna così a giocarsi la Coppa più ambita. Ora non resta che aspettare l’altra finalista: sarà una tra PSG e Arsenal. Appuntamento fissato per il 31 maggio all’Allianz Arena di Monaco di Baviera.

Il sogno continua. E questa volta, l’Inter non vuole svegliarsi.

Rimonta rossonera al Marassi: Milan batte il Genoa 1-2 e resta in corsa per l’Europa

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GENOVA
– Il Milan ribalta il risultato nel secondo tempo e conquista tre punti fondamentali in chiave europea espugnando il Marassi con una vittoria sofferta ma pesantissima: 1-2 al Genoa grazie a una rimonta firmata da Leao e da un'autorete decisiva di Frendrup.

La gara, valida per la 35ª giornata di Serie A, ha visto un primo tempo equilibrato, giocato con buona intensità da entrambe le formazioni ma senza reti. A sbloccarla, al 61’, è stato Vitinha, entrato da pochi minuti al posto di Massias: l’attaccante del Genoa ha battuto Maignan con un destro preciso dopo essersi liberato al limite dell’area.

La reazione del Milan non è stata travolgente, ma si è rivelata efficace. Al 76’ Gimenez trova un varco e serve Leao, che libera un potente tiro: la palla, deviata da Norton-Cuffy, finisce in rete, riportando il punteggio in parità. Nemmeno due minuti dopo, al 78’, l’azione decisiva: Leao mette al centro un pallone insidioso per Felix, ma Frendrup, nel tentativo di anticiparlo, colpisce male e infila la propria porta, regalando il vantaggio ai rossoneri.

Il Milan, pur senza brillare, dimostra concretezza e porta a casa un successo vitale per tenere viva la corsa Champions. Tuttavia, in vista della sfida di venerdì contro il Bologna, Stefano Pioli dovrà fare a meno di Rafael Leao, ammonito nel corso del match e già diffidato: una perdita pesante nel momento cruciale della stagione.

Con questo risultato, il Milan consolida la propria posizione nelle zone alte della classifica, mentre per il Genoa resta l’amarezza di una sconfitta arrivata dopo aver accarezzato l’impresa.