di Luca Losito. C'è un sentore generale nel mondo pallonaro italiano che si fa sempre più insistente ed insopportabile, il primato in classifica della Juve di Conte è ormai dipinto come un'impresa storica, il tutto però è basato su una magia di fondo: il club è tornato a 115 anni fa e non è più la società detentrice del maggior numero di scudetti in Italia. Come sia avvenuta questa magia, non è dato sapersi, ma tant'è. Ebbene sì, il tam-tam mediatico ripete il coro all'unisono, fino allo sfinimento, ed ecco che si sprecano i paragoni con le outsider del passato: è come la Roma di Spalletti prima e Ranieri poi, è come il Napoli di Mazzarri, è come la Lazio di Delio Rossi o al massimo è come l'Udinese di Guidolin. Eppure, una piccola osservazione è quantomeno lecito farla: Roma, Lazio, Udinese e Napoli hanno totalizzato nella loro centenaria storia la miseria di sette scudetti in quattro, basti pensare che la Pro Vercelli (attualmente relegata in Lega Pro) da sola è riuscita a vincerne altrettanti. Quindi, si capisce in modo chiarissimo, quanto possa essere tendenzioso ed inadeguato paragonare le pur lodevoli società sopracitate con quella torinese. Per chi non lo sapesse, la Juve da sempre domina il panorama del massimo campionato ed è attualmente la società che ha vinto di più in Italia: 27 scudetti, più altri 2 giustamente revocati per le note vicende del 2006. E allora dov'è la sorpresa, qual'è l'impresa, viene seriamente da chiederselo a sentire questi numeri. Gli italiani amano sentirsi raccontare di imprese sportive, forse è questo il meccanismo perverso che ha innescato questa stramba idea, eppure un'impresa la Juventus l'ha realmente compiuta nel recente passato: le ultime cinque stagioni l'hanno vista infatti arrivare due volte seconda, una volta terza e addirittura due volte settima in classifica. Questo sì che è un record del club torinese, non certo meritevole di elogi, ma pur sempre un'impresa alla quale ben pochi avrebbero creduto dopo l'immediato ritorno in A del 2007. Insomma, brava Juve, ma basta elogiare la normalità.
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