di Antonio Gianseni. "Accuse infamanti" quelle della sentenza sul calcioscommesse, da cui difendersi ad oltranza. E' il parere del tecnico leccese Antonio Conte. ''Mi sono sempre comportato in maniera corretta. Questa vicenda e' assurda''. Sono le parole di Conte pronunciate durante la conferenza stampa dopo la sentenza di appello che ha confermato i 10 mesi di squalifica.
''E' assurdo tutto quello che e' successo - ha aggiunto Conte. E' una vergogna''.
''Sono 7 mesi che sto sulle pagine dei giornali, sui titoli delle maggiori televisioni e che la mia faccia viene accostata al calcioscommesse: mai scommesso in vita mia''. Lo ha detto il tecnico della Juventus, Antonio Conte durante la conferenza stampa dopo la sentenza di appello che ha confermato i 10 mesi di squalifica.
''Sono 7 mesi - ha evidenziato Conte - che si continua a dire di questa famosissima riunione tecnica prima di Novara-Siena in cui si dice che io parlo ai miei calciatori e rassicuro tutti in virtu' di un pareggio. La riunione tecnica e' qualcosa di sacro. Dopo tutto questo lavoro in cui parlo di tecnica, tattica e motivazioni dico 'ragazzi non vi preoccupate oggi e' tutto a posto facciamo pareggio'. Mi rendo ridicolo davanti a 25 persone. Questa e' stata l'accusa infamante che ha portato Antonio Conte ad essere lo spot del calcioscommesse. Io che non ho mai scommesso''.
Ma non tarda ad arrivare la secca replica della Corte della Figc alle dure parole del tecnico della Signora. "La responsabilita' di Conte risulta avvalorata da una circostanza che, sebbene sia stata presa in considerazione dalla Commissione Disciplinare Nazionale poteva essere diversamente valutata, nella sua gravita', sia dalla Procura, che dai Giudici di prime cure, in modo da poter configurare, ovviamente verificata la sussistenza dei presupposti, una fattispecie diversa e piu' grave di incolpazione'' rispetto all'omessa denuncia. E' quanto emerge dalle motivazioni della sentenza della Corte di giustizia federale sull'attuale allenatore della Juventus, all'epoca dei fatti tecnico del Siena.
''Si tratta, piu' precisamente, - si apprende nella sentenza - di quanto riferito dal calciatore, Carobbio Filippo'' che ''ha raccontato di un ulteriore momento in cui, all'interno della societa' Siena, e' stato affrontato il tema dell'accordo finalizzato a far vincere l'Albinoleffe, risalente a circa due settimane prima della data in cui era programmata la gara in questione e, piu' precisamente, prima che si disputasse Ascoli-Siena del 14 maggio 2011, quando, in occasione di una riunione all'interno dello spogliatoio alla presenza dei calciatori e dell'allenatore Conte, quest'ultimo, richiamando gli accordi gia' avviati con i calciatori dell'Albinoleffe in occasione della gara del girone di andata, nel mostrarsi favorevole ad agevolare la vittoria dell'Albinoleffe, invito' i propri calciatori a confermare l'adesione o a chiamarsi fuori dall'accordo.
Fu cosi' che l'unico a dissociarsi fu il calciatore del Siena Mastronunzio, il quale in virtu' dei suoi recenti trascorsi tra le file dell'Ascoli, avrebbe preteso che un analogo trattamento di favore il Siena lo riservasse anche alla propria ex squadra, che avrebbe incontrato di li' a poco, anch'essa impegnata, al pari dell'Albinoleffe, nella lotta per non retrocedere. L'allenatore Conte, dopo aver preso atto di tale dissociazione non convoco' piu', da allora e fino al termine del campionato, il Mastronunzio, sia per le rimanenti gare che per i relativi ritiri, consentendo solo che lo stesso partecipasse agli allenamenti''.
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