di Luigi Laguaragnella
In Premier League l'arrivo di Paolo Di Canio sulla panchina del Sunderland nel corso della scorsa settimana ha suscitato uno tsunami soprattutto all'interno della società: immediatamente all'ufficializzazione dell'ex laziale, il dirigente Miliband, laburista ed ex ministro degli esteri britannico, si è dimesso dall'organizzazione societaria per le dichiarazioni di stampo fascista pronunciate dal romano nel recente passato e per la squalifica emanata dalla Fifa per il saluto romano durante una partita. Miliband lascia il Sunderland per differenti ideologie politiche da Di Canio e sembra che anche una parte della tifoseria del Sunderland non approvi il suo arrivo in panchina.

Certamente sconvolgono le motivazioni delle dimissioni considerato che Di Canio è una vecchia conoscenza del campionato inglese e amante del mondo britannico. E poi anche se di ideologie differenti col calcio dovrebbe c'entrare poco. La difesa del romano dichiara: "Tutto questo è stupido e ridicolo. Io non sono razzista. Io non ho problemi con nessuno. Questa storia è stupida e ridicola".
Di Canio, dopo la sua contentezza per la chiamata del Sunderland, in conferenza stampa, con toni molti schietto dice: "Le accuse di fascismo? Sono cose patetiche e ridicole che non mettono in luce chi sia veramente Paolo Di Canio. Non voglio più rispondere a queste domande, c'è stato un buon comunicato stampa da parte della società e anche io ho parlato chiaramente. Non voglio più parlare di politica per una sola ragione, perché non siedo in parlamento e non sono un politico, parlo solo di calcio. Sono venuto in un grande club e sono pronto ad essere onesto. Non perché sono Paolo Di Canio, ma per dare un cambiamento alla squadra. Ho enorme rispetto per le opinioni della gente, ma non mi preoccupo di quello che ho letto o sentito. Non perché io sono arrogante, ma perché io so chi sono e perché sono sicuro di poter fare il mio lavoro correttamente".
E occorre ammettere che Di Canio sa essere corretto.
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