Monza, GP d'Italia: una corsa leggendaria




di Piero Ladisa - La F1 vive e si alimenta di miti e leggende. Queste categorie non fanno solo riferimento ai piloti ma anche ai circuiti. Di questi ultimi c’e’ ne sono alcuni che con il passare del tempo, come quadri di eccezionale valore, diventano dei “pezzi” unici, inestimabili.
E’ il caso di Monza sede del GP d’Italia, il quale si è sempre disputato sul tracciato brianzolo dal 1950  anno del primo campionato mondiale ad eccezione del 1980 quando si corse ad Imola , che insieme a Silverstone, Spa-Francorchamps e Montecarlo rappresenta l’Università della F1, essendo una delle gare “classiche” di questa categoria. Un rapporto speciale, quello tra i motori e la città lombarda, nato nel 1922 quando l’Automobile Club di Milano (sorto nel 1903) fece costruire l’Autodromo Nazionale per commemorare il venticinquesimo anniversario dalla fondazione. Considerato il “Tempio della velocità”, nel corso dei 91 anni di attività il circuito ha subito varie modifiche in seguito a incidenti che sono costati la vita a piloti, spettatori e commissari di percorso. La memoria va subito alla gara del 1961 dove persero la vita Wolfgang von Trips e altre 15 persone. Ancora oggi è l’incidente più grave nella storia di questo sport, primo ad essere trasmesso in televisione. 
Per la Ferrari la tappa di Monza rappresenta la corsa “casalinga”, dove il risultato minimo deve essere la vittoria. Senza se e senza ma. Fantastica la cornice di pubblico, che ogni anno durante la cerimonia del podio sventola l’enorme “cuore rosso” dove al centro è rappresentato il logo del team di Maranello. Michael Scumacher è il pilota che detiene il record di trionfi (5). La Ferrari è la scuderia con il maggior numero di successi (18). L’ultimo trionfo italiano porta la firma di Ludovico Scarfiotti (1966).




Delle 63 edizioni valevoli per il mondiale di F1 quelle sottostanti sono le più simboliche, le più emozionanti in ordine cronologico. Non è certo facile scegliere una corsa anziché un’altra perché la pista brianzola, da sempre, ha permesso ai piloti di mettersi in mostra.



Monza 1953. Nonostante la “pancia piena” per il titolo conquistato con annessa vittoria in Svizzera nella gara precedente, Alberto Ascari era più che mai deciso ad aggiornare il suo palmarès. Ma il destino volle che quella non fosse la sua gara. Una gara molto serrata con sorpassi e controsorpassi che videro protagonisti, oltre il due volte campione del mondo, Juan Manuel Fangio e Nino Farina. All’ultima curva dell’ultimo giro la corsa visse i suoi momenti più importanti e palpitanti. Ascari l'affrontò per primo a velocità elevata, la monoposto perse aderenza e andò in testacoda, con il doppiato Onofre Augustin Marimon che terminò addosso all'italiano. Farina preferì andare fuori pista per evitare il groviglio che si era creato. Al contrario, Fangio si inserì, trovando uno spazio, tra le vetture incidentate e tagliando il traguardo in prima posizione. Per la Maserati fu la prima vittoria iridata. 






Monza 1975. La gara fu vinta da Clay Regazzoni su Ferrari davanti a Emerson Fittipaldi e al compagno di squadra Niki Lauda. L’austriaco grazie al terzo posto si laureò campione del mondo per la prima volta. Per la scuderia di Maranello la gioia fu tripla: conquista della gara, titoli piloti e costruttori (primo con Luca Cordero di Montezemolo a capo della gestione corse). 






Monza 1979. Questa edizione del GP d’Italia vide nuovamente l’assegnazione del titolo a un pilota della Ferrari. Jody Scheckter si laureò campione grazie anche all’altruismo del suo compagno di box, Gilles Villeneuve, che come un abile “guardia del corpo” scortò il sudafricano sino alla bandiera a scacchi, nonostante avesse la possibilità di superarlo sia in gara che in classifica iridata. Un rapporto tra i due non solo professionale ma anche di profonda e sincera amicizia. 






Monza 1988. Non era un week-end di gara come gli altri. Meno di un mese prima era morto Enzo Ferrari. Il ritiro di Senna, entrato in collisione con il doppiato Jean-Louis Schlesser, permise alla scuderia di Maranello di conquistare una storica doppietta con Gerhard Berger e Michele Alboreto, dedicata naturalmente alla memoria del Drake. Fu l’unica vittoria non McLaren della stagione. 






Monza 1996. Edizione ricordata per il primo acuto di Michael Schumacher su questo tracciato, ottenuto alla guida della Ferrari. Un successo maturato grazie alla strategia impeccabile del muretto box, che permise così al “Kaiser” di amministrare corsa e vantaggio nei confronti di Jean Alesi. 







Monza 2006. Ancora una volta c’e’ la firma di Schumacher su questo successo “rosso”. L’ultimo della sua carriera a Monza. Al termine della corsa, il tedesco dichiarò alla stampa la decisione di abbandonare il circus. Fu però solo una scelta temporanea. Infatti il sette volte campione del mondo è tornato in F1 a bordo della Mercedes tra il 2010 e il 2012, con risultati però non degni della sua fama. 






Monza 2008. In un week-end di gara contraddistinto dalla pioggia emerse il talento di Sebastian Vettel,  che con una monoposto inferiore rispetto alla concorrenza, l’italiana Toro Rosso, conquistò pole position e gara. Un trionfo che mostrò al pubblico le doti del tedesco. Da quel momento la carriera del tedesco svoltò in maniera più che positiva. Dal 2009 è in Red Bull dove ha ottenuto 3 titoli mondiali e 30 successi. 






Monza 2010. È impossibile non citare la prima vittoria di Fernando Alonso, a bordo della Ferrari, su questo circuito. Un gran premio ricco di emozioni, che troverà il momento decisivo durante il cambio gomme. Nel corso del 36˚ giro il leader della corsa, Jenson Button, si fermò ai box.  Nel giro successivo fu il turno di Alonso. Lo spagnolo grazie a un pit stop molto rapido riuscì per pochi millemetri a rientrare davanti all’inglese restandoci sino alla conclusione. In terza posizione terminerà la corsa l’altro pilota della Ferrari Felipe Massa.

                                     

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