di Luigi Laguaragnella
L'Inter va sempre più. Anche il Sassuolo, che non aveva mai vinto contro i nerazzurri, la batte per 3-1 nel lunch match di questa domenica. La sconfitta è meritata: la squadra di Mancini non ha una mentalità, idee di gioco ben chiare, manca della cattiveria agonistica e addirittura di orgoglio.
Con Icardi in panchina, l'attacco è composto da Palacio, Podolski e Shaqiri. L'impressione è che i nuovi arrivati siano stati in limbo, in cui nessuno sa per bene cosa fare. L'Inter è molto lenta e per la debole difesa composta da Vidic e Ranocchia, il Sassuolo gioca facile. La rapidità dei neroverdi manda i tilt gli ospiti. Tra le fila della squadra di Di Francesco, poi, non manca la qualità. Il 2-0 del primo tempo è realizzato da due prodezze balistiche prima di Zaza e poi di Sansone. Il doppio vantaggio può addirittura allentantare la velocità di Berardi e compagni. L'Inter non ha reazione.
Nella ripresa i nerazzurri alzano (leggermente) la velocità: ci si ricorda di avere Icardi in panchina, che tra tutte le pedine del reparto avanzato è quella di cui non si può fare a meno. Il numero nove riesce a ridurre le distanze, anche se prima l'Inter era andata vicina al gol con Dodò e Shaqiri. Le azioni sono frutto della casualità Casualità e confusione che giungono anche dalla panchina quando non si comunica il giusto cambio per l'ingresso di Brozovic: doveva uscire Donkor ed invece in panchina si è seduto Vidic.
La partita prosegue con l'espulsione nel finale di Sansone per fallo su Ranocchia e nonostante i sei minuti di recupero soprattutto per accenni di rissa, l'Inter non riesce a colpire, anzi è Donkor che in area atterra Zaza. Il rigore è trasformato da Berardi che toglie l'imbattibilità di pararigori ad Handanovic. 3-1. Quando i giocatori dell'Inter si avvicinano al settore dei propri tifosi, succede che la maglia lanciata di Icardi "torna al mittente".
Forse nel mondo interista, con un classifica imbarazzante, una squadra senza attributi, i conti non tornano e i le difficoltà aumentano
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