Si spegne Marco Ansaldo, storico giornalista sportivo

Si stava godendo la vita. E ne parlava con l’entusiasmo di chi per anni la vita l’ha presa sempre di corsa, tra un pezzo da scrivere, un aereo da prendere, un computer da accendere, una discussione da fare. Aveva appena assaporato il gusto di riempire le giornate a proprio piacimento, «sai, adesso sono libero di fare ma soprattutto di non fare. Questa è la nuova grande conquista».  

Marco Ansaldo non c’è più, l’ha pugnalato il destino. Un mese fa era andato in pensione dopo 23 anni vissuti a La Stampa e per La Stampa («ma sono ancora un esodato, non date via la mia scrivania»): ha scritto di Olimpiadi, di Mondiali, di Juve ma anche di pallapugno, di campioni e di brocchi, di vittorie e di sconfitte. Gli piaceva graffiare i forti, aveva cura, con la sua scrittura secca e analitica, nel proteggere i deboli.

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