Alle ore 17.30 del 17 maggio, Massimiliano Allegri non è più ufficialmente l’allenatore della Juventus. Dopo due cicli e 12 trofei, l’ultimo vinto appena tre giorni fa, si conclude la sua storia con il club bianconero. L’esonero è stato determinato da comportamenti ritenuti "non compatibili con i valori della Juventus" e inammissibili da chi la rappresenta. Il comunicato della società evidenzia una frattura insanabile creatasi mercoledì sera, durante e dopo la finale di Coppa Italia, a causa della sceneggiata del tecnico.
Motivazioni comportamentali
La Juventus non ha espresso ringraziamenti nel comunicato, limitandosi ad augurare "buona fortuna per i suoi progetti futuri", in netto contrasto con il primo divorzio di cinque anni fa, avvenuto per motivi tecnici. Questa volta, la causa è stata la condotta sopra le righe tenuta da Allegri sul prato dell’Olimpico e nei corridoi della sala stampa, considerata dannosa per l’immagine del club. La decisione è stata comunicata all’allenatore dall’amministratore delegato Maurizio Scanavino, senza la partecipazione del direttore tecnico Cristiano Giuntoli, che era in sede ma non ha preso parte all’incontro finale.
La chiamata di Elkann
La decisione di esonerare Allegri è maturata velocemente, dai bollenti spiriti di mercoledì sera al grande gelo dell’addio. La proprietà ha ritenuto impossibile proseguire con Allegri dopo i gravi episodi di mancanza di rispetto verso arbitri, stampa e dirigenza. Particolarmente grave è stato giudicato il gesto con cui Allegri ha invitato Giuntoli ad allontanarsi durante la premiazione, un gesto rivolto anche ad altri dirigenti presenti in campo. Giovedì, la situazione era già così compromessa che John Elkann ha chiamato capitan Danilo per comunicargli l’inevitabilità del cambio di allenatore e per rassicurarlo sul futuro della squadra.
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